Nata nel 2001, nel cuore di Soncino (la Rocca), si pone come espressione del territorio: è dedicata a un suo giovane cittadino, Marco Grazioli, con la vicinanza di chi rappresenta la collettività, il Comune, che si è sempre affiancato agli organizzatori. Con questo atto artistico, Demis riuscì a trasformare un dolore, un lutto in una circostanza in cui andare oltre: un esempio perfetto di resilienza. La Rocca è uno luogo affascinante, evocativo, ma frammentario, che si offre con difficoltà all’arte contemporanea: sotterranei bui, spalti aperti alle intemperie, torri poco accessibili, vaste corti e mura possenti, spazi in cui non è possibile intervenire in modo massiccio e in cui ogni fatto artistico deve essere necessariamente incisivo ma, al tempo stesso, labile ed effimero, per rispettare l’edificio. Queste complicazioni hanno reso ogni allestimento e pianificazione della collettiva ivi realizzata una sfida. Eppure i fondatori dell’evento, Demis Marinelli, scultore e Pietro Spoto, artista, sapevano che solo la Rocca avrebbe potuto essere il luogo appropriato in cui rendere giustizia all’amico disegnatore Marco Grazioli, scomparso improvvisamente. Chiamarono, perciò, compagni artisti di Marco e li invitarono ad esporre proprio lì. Era il 2001. Fu subito manifesto il desiderio di lasciare il segno: la Biennale ebbe un catalogo, progettato da Giordano Bottelli, con un testo di Silvia Pedretti.
L’esperienza si ripeté due anni dopo, nel 2003: Demis e Pietro si ritrovarono con gli amici della prima edizione, aggregando altre personalità, come Alec Von Bargen, che firmò un testo. Col trascorrere del tempo Martinelli e Spoto cominciarono a comprendere le potenzialità della Biennale, la forza del suo messaggio, a Marco, che, da personale ed intimo, stava diventando condiviso: un’emozione diffusa, che avrebbe potuto giungere lontano. La stessa Soncino, splendido borgo medievale ricco di testimonianze storiche e culturali, nonché città natale di Piero Manzoni, si stava aprendo, con maggior decisione, alle sperimentazioni contemporanee.
Per la III Biennale, perciò, chiamarono altri artisti per l’esposizione e altri professionisti per l’organizzazione: la Fondazione Mudima di Milano, Elena Gipponi, come curatrice e critica d’arte e Mario Apone, che, con Pietro, realizzò il catalogo. Nel 2007 venne riproposta l’esperienza della divisione tra direzione artistica (Martinelli) e curatela, che fu affidata a Michela Rossi e Francesca Fiorella. La Biennale avveniva ancora interamente in Rocca, ma le richieste degli artisti interessati a partecipare e le espressioni eterogenee che apparivano lasciavano presagire che qualcosa sarebbe cambiato, in futuro.
La V Biennale segnò il vero e proprio decollo della manifestazione, destinata, da allora in avanti a crescere vertiginosamente, come numero di artisti coinvolti, spazi espositivi, team organizzativo e visitatori. La cura dell’evento fu assegnata all’Associazione Culturale Quartiere3, fondata a Castelleone dallo scultore Giacomo Stringhini Ciboldi e di cui lo stesso Martinelli faceva parte. Il Comune di Soncino, nel frattempo, aveva riqualificato con un intervento di restauro l’Ex Filanda Meroni, situata accanto alla Rocca. La sala espositiva dell’edificio, fu, dunque, inaugurata proprio dalla Biennale del 2009, che iniziò a dilagare nel borgo, oltre lo spazio originario. Si iniziò, inoltre, ad arricchire il programma culturale con concerti – Jazz Circus Ensemble e il Salotto dei Cantautori – e performance teatrali – Alice nella Città. Oltre al catalogo, con testi di Natalia Vecchia di Quartiere 3, che da allora scrisse in occasione di ogni Biennale, e ancora di Alec von Bargen, traduzioni di Anna Colombi e grafica di Zeudy Martinelli, vi fu un’edizione speciale di Bakelite.
Nel 2011 la stessa Quartiere 3 aveva, intanto, guadagnato nuove presenze: artisti, architetti, docenti di storia dell’arte e appassionati. Oltre a Stringhini Ciboldi, Martinelli e Vecchia, già menzionati, ricordiamo: Cinzia Albergoni, Angelo Barbisotti, Ciro Bergonzi, Barbara Martini, Matteo Tosoni (graphic designer dei cataloghi) e Benedetta Zuccotti. Quartiere 3 incominciò ad utilizzare per la Biennale la formula del bando di partecipazione con selezione, ampliando l’accesso all’evento ad artisti provenienti da ognidove. Gli iscritti furono moltissimi e si individuarono ulteriori spazi per la collettiva: si inaugurò la destinazione artistica della Sala della Ciminiera della filanda e si aprì una sezione dedicata all’incisione contemporanea, presso la Casa degli Stampatori, in collaborazione con Museo della Stampa e Pro Loco. Tale scelta fu determinata dal desiderio di potenziare la presenza di opere incisorie nella Biennale, per enfatizzare un pregio storico di Soncino: nella seconda metà del XV secolo, una famiglia ebrea di origine tedesca aprì nel borgo una delle prime stamperie in Italia. Q3 si rivolse alle scuole superiori del territorio, a partire dall’IPSSCT Sraffa di Crema, per offrire agli alunni esperienze di stage come guide. Intanto, lo Spazio Soncino di Luigi Cazzaniga si affiancava alla Biennale con la collettiva Artisti Americani e non, il primo Fuori-Biennale.
Avvicinandoci a tempi più recenti, la Biennale assunse, in modo definitivo, i connotati tipici con i quali è, ai più, conosciuta: presenza capillare nel borgo sia con le sedi ufficiali che con gli spazi satellite, grande numero di artisti, anche stranieri, coinvolti e incessante presenza di visitatori. Era il 2013: Quartiere3, di cui ora anche Mauro Coppini e Sara Viviani facevano parte, individuò nel Bosco Urbano il luogo perfetto da destinare alla street art, mentre i Fuori-Biennale del Parco del Tinazzo, delle Officine dell’Arte, dello Spazio Moro, dell’Enoteca I 5 Frati, dei ristoranti Cicero e Molino San Giuseppe (a cura di Archivi Farabola), si aggiungevano allo Spazio Soncino. Sempre più chiaro era l’obiettivo di portare l’arte contemporanea e, con essa, il nome e i disegni di Marco Grazioli ovunque, anche in posti non destinati alle esposizioni e in realtà lontane. In quest’occasione la Biennale cooperò con l’Associazione Asilo dei Creativi di Meano, il Comune di Corzano (Brescia) e avviò un gemellaggio con l’Australia attraverso gli enti: Australian Governement, Australia Council, UNSW Australia e COFA.
La novità principale dell’VIII Biennale fu l’apertura di una sede a Cremona, presso Palazzo Stanga, che ospitò una collettiva nata dall’intesa tra AleArt e Quartiere3, a cui si erano nel frattempo aggiunti Ilaria Cavalli, Antonio Ceribelli e Sara Serina. In quest’occasione l’evento ottenne il patrocinio della Regione Lombardia, suscitando l’interesse dell’Assessore alle Culture Identità e Autonomie Cristina Cappellini e della Provincia di Cremona, con il Presidente Carlo Angelo Vezzini. Il Comune di Soncino, in particolare il Sindaco Gabriele Gallina e l’Assessore alla Cultura Roberta Tosetti, partecipò con entusiasmo. Nel Borgo aprirono altri due Fuori-Biennale: al Civico 3 e alla Ridulada.
Nel 2017 la realtà Biennale continuò a crescere in modo esponenziale. Si trattò dell’ultima edizione curata da Quartiere3, nella quale erano entrate Francesca Battagliola e Chiara Toninelli, mentre alcuni dei Fuori-Biennale furono gestiti direttamente da Demis Martinelli. In Soncino, si inaugurarono cinque spazi nell’area della Villa Rossa, dove vennero allestite tre collettive, una personale e un’installazione all’aperto. Un’altra installazione fu sospesa sopra Via della Valle, mentre si aggiungevano, tra i satelliti, il Chinaski Libri e Caffè, il Ristorante La Pedrera ed El Baritì. Altre due importanti collettive, una a Casalbuttano a cura di Elena Dagani ed Emanuele Tira ed una a Soresina, a cura di Francesco Mutti, completarono il ricchissimo panorama dei Fuori-Biennale. Ma, ora, è tempo di ritornare al presente…
Natalia Vecchia